Ureteroidronefrosi e prolasso degli organi pelvici
Articolo originale: MICHELE DEL ZINGARO - SILVIA GIOVANNOZZI - MASSIMO LAZZERI - CLAUDIA BRUSCIA
EMANUELA FRUMENZIO - RAFFAELA BRUNO - ELISABETTA COSTANTINI
Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica, Sezione di Urologia e Andrologia, Università degli Studi di Perugia, Italia
Riassunto: Scopo di questo studio osservazionale è determinare la prevalenza dell'ureteroidronefrosi in una popolazione femminile selezionata,
sottoposta a chirurgia per prolasso severo degli organi pelvici (POP di stadio>2) tra Gennaio 2000 e Dicembre 2007. Sono state incluse
nello studio 257 pazienti consecutive. Tutte sono state sottoposte a valutazione uro-ginecologica standardizzata pre-operatoria comprendente
anche una ecografia renale. Il follow up post-operatorio è stato a 3,6,9 mesi, poi annuale. In 13 pazienti (5%) nel pre-operatorio è stata
diagnosticata ureteroidronefrosi. L'età media era di 69,2 ħ 6,6 anni; in 8 pazienti (3,1%) l'idronefrosi era bilaterale, in 5 (1,9%) bilaterale.
L'ureteroidronefrosi era in 5 casi di grado moderato, in 8 severo. In 4 pazienti la dilatazione non era correlata con il prolasso. Il prolasso è
stato clinicamente corretto in ogni paziente. L'ureteroidronefrosi è scomparsa in 7 su 9, mentre in 2 è residuata una moderata ectasia del tratto
urinario superiore. Pre-operatoriamente la funzionalità renale era normale in 12 pazienti (creatitinemia media 113 µmo/L ħ 15); 1 paziente presentava
una creatininemia elevata: 220 µmol/L. Nessuna ha sviluppato insufficienza renale ad un follow up medio di 43,5 mesi. Nelle pazienti
con prolasso severo la prevalenza dell'ureteroidronefrosi associata è stata del 3,5%. La correzione chirurgica del prolasso consente anche la
risoluzione dell'ureteroidronefrosi associata, permettendo la prevenzione delle complicanze a lungo termine. Una ecografia pre-operatoria,
soprattutto nelle pazienti con prolasso uterino severo, ha un importante ruolo diagnostico.
Parole chiave: Prolasso degli organi pelvici; Ureteroidronefrosi; Ecografia; Chirurgia.
URETEROHYDRONEFROSIS AND PELVIC ORGAN PROLAPSE
Summary: Aim of this observational study was to investigate the prevalence of ureterohydronephrosis in a female population who was referred
for pelvic organ prolapse (POP > 2) from January 2000 and December 2007 and that underwent vaginal or abdominal surgery for POP correction.
In the study 257 consecutive patients were included. All patients underwent a standard pre-operative uro-gynecological evaluation,
including an abdominal ultrasound. Follow-up were scheduled at 3,6,9 months post operatively and then annually. A total of 13 patients (5%)
presented a pre-operative diagnosis of ureterohydronephrosis. The mean age was 69.2 ħ 6.6. Eight patients (3.1%) had bilateral, and 5 (1,9%)
monolateral ureterhydronephrosis. Ureterohydronephrosis was moderate in 5 cases and severe in 8. In 4 patients the dilation was not POPrelated.
The prolapse was surgically corrected in all patients. Ureteral ureterohydronephrosis was cured in 7 out of 9 patients, a moderate ectasia
of the upper urinary tract persisted in the other 2 patients. Pre-operative renal function in patients with ureterohydronephrosis was normal in
12 patients (mean 113 µmol/L ħ 15); one patients had high serum creatinine concentration: 220 µmol/L. None of these patients developed renal
failure at the mean follow-up of 43.5 months. The prevalence of ureterohydroneophrosis was 3.5% in patients with POP who were candidate
to surgery. POP repair usually resolves prolapse-related ureterohydronephrosis and prevents serious long term complications. A pre-operative
abdominal ultrasuond has an important preoperative diagnostic role, in particular in patients with severe uterine prolapse.
Key words: Pelvic organ prolapse; Ureterohydronephrosis; Ultrasound; Surgery.
Il prolasso degli organi pelvici (POP) è la discesa attraverso
la vagina degli visceri pelvici. Può interessare isolatamente
o in varia combinazione sia la parete vaginale
anteriore che posteriore, l'utero o l'apice della vagina. Nella
popolazione generale la prevalenza del POP è stimata essere
del 37% con un picco del 64,8% nelle donne più anziane.1 Alla fine degli anni '90 negli USA erano state praticate
più di 225.000 procedure chirurgiche per la correzione del
prolasso, con una incidenza riportata del 22,7% per 10.000
donne.2, 3 Il costo del POP negli USA è stato stimato essere
maggiore di più di un bilione di dollari e costi simili si prospettano
anche nei Paesi occidentali.4 Il prolasso è la più
frequente indicazione all'esecuzione di un'isterectomia in
donne in post menopausa, e rappresenta il 15-18% delle procedure
in tutti i gruppi di età.5
È spesso causa di sintomi del basso tratto genitale, urinario
(LUTS) e gastrointestinale, che modificano significativamente
la qualità di vita delle pazienti.6 L'associazione
fra il prolasso degli organi pelvici e l'ureteroidronefrosi è
stata studiata a lungo,7, 8 ma i dati sulla prevalenza sono
molto discordanti.9, 10 Queste variazioni sono probabilmente
dovute alle differenze nella severità del prolasso e alla mancanza
di studi descrittivi osservazionali in un significativo
numero di pazienti.
Poiché l'insufficienza renale e le infezioni del basso tratto
urinario sono complicanze importanti nelle donne affette
da POP e ureteroidronefrosi, la conoscenza della prevalenza,
la precocità della diagnosi, la sua corretta gestione
ed il follow up sono importanti per ridurre la morbilità di
questa associazione. Lo scopo di questo studio è stato quello
di determinare la prevalenza dell'ureteroidronefrosi in una
popolazione femminile selezionata e sottoposta a chirurgia
per prolasso degli organi pelvici (POP).
È stato eseguito uno studio retrospettivo osservazionale
su 257 pazienti di età compresa fra 18 e 75 anni, che si
sono rivolte al Nostro Centro di Uroginecologia tra Gennaio
2000 e Dicembre 2007 per essere sottoposte ad intervento
chirurgico. I criteri di inclusione erano: POP > 2, con o senza
incontinenza urinaria (UI).
I criteri di esclusione erano:
lesioni uterine benigne o maligne (leiomioma, fibroma,
carcinoma cervicale o endometriale), malattia infiammatoria
pelvica, ipersensibilità verso i materiali sintetici (polipropilene,
politetrafloroetilene, polietilenetereftatato, acido
poliglicolico), gravidanza o allattamento, patologie cardiovascolari,
renali, epatiche o respiratorie, e tutte le condizioni
soggettive che avrebbero potuto interferire con la chirurgia.
Tutte le pazienti sono state sottoposte ad una accurata
raccolta dell'anamnesi, ad un esame obiettivo, ai questionari
UDI-6 e IIQ-7, alla compilazione del diario minzionale,
all'urinocoltura, al pad test di un'ora e ad una ecografia
addomino-pelvica. L'esplorazione vaginale è stata condotta
in posizione ginecologica e in ortostatismo, a riposo e al
massimo riempimento vescicale. Il grado del POP è stato
valutato in base alla classificazione di B&W 12 e al POP-Q
sistem per la descrizione quantitativa.13 I sintomi urinari sono stati classificati in base ai criteri dell'ICS e suddivisi
in disturbi di riempimento e di svuotamento. L'incontinenza
urinaria è stata classificata clinicamente sulla base della
definizione dell'ICS 11 e graduata in base alla scala di Ingelman
Sunderberg. 14 Infine, tutte le pazienti sono state sottoposte
ad una valutazione urodinamica del basso tratto
urinario e ad una ecografia perineale.15
Il follow up è stato programmato a 3, 6 e 9 mesi nell'immediato
post operatorio e poi annualmente; in occasione
della visita di controllo è stata posta particolare attenzione
alle pazienti con diagnosi di ureteroidronefrosi che sono
state sottoposte ad ecografia renale di controllo.
Il primo parametro di valutazione è stato la risoluzione
dell'ureteroidronefrosi e le modificazioni della funzionalità
renale analizzata sulla base della creatitinemia (µmol/L).
Tutte le pazienti che nel pre-operatorio presentavano una
dilatazione della pelvi renale (evidenziata ecograficamente
Fig. 1) sono state sottoposte ad una ecografia dinamica dell'alto
tratto urinario, una TC o una RX urografia (Fig. 2) e ai
tests di funzionalità renale.
La severità dell'ureteroidronefrosi è stata classificata da
lieve a severa; se era presente ureteroidronefrosi bilaterale,
veniva assegnato il grado maggiore.
Tutti i dati estrapolati sono stati espressi come media ħ
deviazione standard per le variabili parametriche e come
mediana per le variabili non parametriche. Per la comparazione
fra i gruppi è stato utilizzato, quando indicato, il t-test,
e una p < 0.05 è stata considerata significativa.
Le caratteristiche demografiche e cliniche della popolazione
generale sono riportate nella tabella 1.
Una descrizione dettagliata del POP per ogni compartimento
è riportata nella tabella 2 e la valutazione urodinamica
nella tabella 3 . Un totale di 13 pazienti (5%) ha ricevuto una
diagnosi pre operatoria di ureteroidronefrosi. L'età media
delle pazienti era 69,2 ħ 6,6 anni, 8 di queste (3,1%) avevano
una idronefrosi bilaterale, e 5 (1,9%) monolaterale. L'ureteroidronefrosi
era moderata in 5 casi e severa in 8. Era presente
correlazione con il prolasso in 9 pazienti (3,5%), e tutte
presentavano un prolasso uterino mentre 4 avevano una ureteroidronefrosi
associata ad anomalie renali congenite o ad
altre patologie non correlate al prolasso: 1 stenosi del giunto
pielo ureterale, 1 paziente con rene grinzo idronefrosico e un
meato ureterale distale ectopico (Fig. 3a e 3b). 1 ureteroidronefrosi
associata a calcolosi del tratto lombare dell'uretere sinistro (Fig. 4) e 1 ureteroidronefrosi iatrogena successiva a
colposospensione sec. Burch (Fig. 5).
In queste ultime 4 pazienti la chirurgia è stata eseguita sia
per la correzione del prolasso, che per correggere l'idronefrosi.
Nella paziente con ureteroidronefrosi iatrogena, è stata
eseguita una nefrectomia per la presenza di rene escluso.
Nella paziente con rene idronefrotico e meato ureterale
distale ectopico, è stata effettuata la coagulazione endoscopica
dell'uretere terminale e successivamente nefroureterectomia
e istero-colposacropessia. Poiché la stenosi del
giunto pielo ureterale era asintomatica e la funzionalità
renale normale, l'anomalia congenita non è stata corretta. La
paziente con malattia litiasica lombare è stata sottoposta a
colpo isterectomia associata a culdoplastica sec. McCall e
a posizionamento di stent ureterale doppio J. Il trattamento
ESWL ha risolto la malattia litiasica nei successivi 2 mesi
successivi all'intervento.
È stata trovata correlazione fra prolasso e ureteroidronefrosi
in 9 pazienti: 3 presentavano ectasia monolaterale (2
moderata, 1 severa); 4 ectasia simmetrica bilaterale (moderata
in 1, severa in 3); 2 avevano una dilatazione asimmetrica
(moderata da un lato e severa dall'altro in una
paziente, lieve da un lato e moderata dall'altro nella seconda
paziente). Sette pazienti sono state sottoposte a ricostruzione
integrale del pavimento pelvico per via addominale.16
In due pazienti è stato utilizzato un approccio vaginale:
colpoisterectomia con cistopessi, sospensione al legamento
sacrospinoso e colpoperineoplastica; in una paziente colpoisterectomia
con cistopessi; colposospensione e obliterazione
dello scavo del Douglas nell'altra. La chirurgia ha completamente
risolto il prolasso in 6/9 pazienti. In 3 pazienti
è residuato un prolasso lieve (grado I-II). La chirurgia ha
risolto l'idronefrosi in 7 pazienti (Fig. 6).
In una paziente è stata riscontrata una lieve pielectasia
(stasi non ostruttiva) e in un'altra una pielectasia ureterale
sinistra. In quest'ultima paziente una risonanza magnetica
ha mostrato una ostruzione del tratto intramurale, suggerendo
una compressione ureterale estrinseca. La paziente ha
rifiutato tutte le forme di terapia ed è stata controllata nel
tempo.
La media della funzionalità renale nella popolazione
generale era di 104 µmol/l e di 113 µmol/l in pazienti con
ureteroidronefrosi (range 65-120 µmol/l). Delle pazienti
con ureteroidronefrosi, 12 avevano una funzionalità renale
normale al momento della diagnosi, mentre una delle
pazienti aveva una creatininemia elevata: 220 µmol/l. La
creatininemia è scesa a 170 µmol/l dopo 3 mesi ed è rimasta
stabile ai successivi controlli. Non è stata trovata correlazione
fra l'età delle pazienti, il grado del prolasso e
l'ureteroidronefrosi. Il follow up è stato di 43,5 mesi e
nessuna delle pazienti con ureteroidronefrosi ha sviluppato
insufficienza renale cronica o decremento della funzionalità
renale.
I nostri dati indicano che la prevalenza dell'ureteroidronefrosi
è stata del 5% nelle 257 pazienti sottoposte a chirurgia
per correzione del prolasso. La prevalenza dell'ureteroidronefrosi
correlata al è però del 3,5%. In letteratura sono riportati
casi sporadici di idronefrosi, POP e insufficienza renale
con un breve follow up. Gemer 17 et al hanno dimostrato che
un certo grado di idronefrosi era presente in 60 casi su 189
pazienti sottoposte a chirurgia maggiore per la correzione
del prolasso e che erano state studiate con ecografie renali nel pre operatorio. In particolare in 20 pazienti (10.6%)
l'ureteroidronefrosi era lieve, in 7 (3.7%) moderata e in 4
(2.1%) severa.
L'idronefrosi era correlata solo con il grado
del prolasso dell'utero e non con la presenza di prolasso
della parete anteriore. Beverly 18 et al riportano che di 323
pazienti il 7,7% presentava evidenza radiografica di idronefrosi;
13 avevano una idronefrosi lieve, 9 moderata e
3 severa. Tale prevalenza era maggiore nelle pazienti con
prolasso uterino rispetto a quelle con prolasso della volta
(12.6% vs 3.95). Questi ultimi due studi assieme al nostro
rappresentano le casistiche più recenti riportate in letteratura.
Queste popolazioni sono omogenee poiché l'ureteroidronefrosi
è stata valutata solo nelle pazienti sottoposte a
chirurgia per riparazione del POP.
Sono state suggerite diverse teorie per spiegare l'associazione
fra idronefrosi e POP. Nel 1980 Hadar e Meiraz 19 e
successivamente Lieberhal e Frankentha sostengono che gli
ureteri possano essere intrappolati nello iato genitale contro
il fondo uterino a causa di una compressione da inginocchiamento
esercitata dai legamenti cardinali che formano
uno sling sugli ureteri nel momento in cui l'utero prolassa.
Sebbene questa tesi sia la più accettata, non spiega perché
alcune pazienti, preventivamente sottoposte a isterectomia,
sviluppino idronefrosi e perché in alcuni casi l'idronefrosi
sia monolaterale.
Un importante punto di discussione è l'opportunità di
una routinaria valutazione renale pre operatoria. Alcuni
autori hanno suggerito l'importanza di tale valutazione
nei POP di alto grado e per escludere lesioni iatrogene
degli ureteri successive ad una precedente chirurgia pelvica.
Beverly, nella revisione della sua personale casistica,
non ha trovato, in 327 pazienti sottoposte precedentemente
a procedure ginecologiche e chirurgiche, nessun caso di
ostruzione ureterale. Noi abbiamo osservato un caso di stenosi
monolaterale dopo colpo sospensione sec. Burch che
ha richiesto la nefrectomia.
Oltre a valutare l'opportunità o meno di studiare le
pazienti da sottoporre a chirurgia del prolasso anche dal
punto di vista renale, è anche importante analizzare se
l'idroureteronefrosi possa influenzare l'approccio chirurgico.
In linea generale i nostri dati suggeriscono che lo
studio ecografico renale preoperatorio potrebbe essere
limitato ai casi di prolasso uterino di III grado. Per quanto
riguarda la seconda considerazione è stato dimostrato
che la correzione chirurgica del prolasso può correggere
l'idronefrosi 21, 22 e quindi prevenire una eventuale insufficienza
renale a distanza. In casi selezionati, lo studio
per immagini potrebbe essere utile per scoprire precocemente
l'ureteroidronefrosi e decidere se intervenire o
meno chirurgicamente. Se un'idronefrosi lieve è di solito
silente, verrà poi diagnosticata ad uno stadio avanzato
quando lo stato clinico è aggravato da complicazioni
come la stasi cronica di urina in vescica con conseguenti
infezioni urinarie e l' insufficienza renale acuta o cronica.
Perciò noi raccomandiamo una valutazione urologica in
donne con prolasso avanzato, soprattutto se è un prolasso
uterino, anche se asintomatiche dal punto di vista
renale. L'ecografia standard e dinamica può evidenziare
sia la dilatazione del tratto urinario che l'ostruzione e può
essere seguita come approfondimento da una urografia
e/o esame TC.
La migliore terapia per la correzione del prolasso genitale
associato a idronefrosi è la sua correzione chirurgica che può
essere eseguita sia per via addominale che per via vaginale.
Quando l'idronefrosi è severa, la correzione del prolasso
dovrebbe essere effettuata il prima possibile per prevenire
una prolungata dilatazione del tratto urinario causa di danni
renali irreversibili fino alla insufficienza renale.
Un'ureteroidronefrosi prolungata può portare ad infezioni del tratto urinario, a malattia litiasica, ipertensione e insufficienza renale acuta e cronica. Quando l'ureteroidronefrosi è associata a prolasso degli organi pelvici, la correzione e la riparazione del descensus risolvono anche l'idronefrosi concomitante e prevengono le complicanze a lungo termine. In pazienti con prolasso urogenitale severo lo studio ecografico del tratto urinario superiore potrebbe permettere la diagnosi precoce di anormalità morfologiche e funzionali renali anche di grado lieve, indicare l'opzione terapeutica più appropriata, monitorare l'efficacia nel check-up post operatorio ed è quindi cruciale nell'inquadramento delle pazienti.
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