Esiste il prolasso mucoso?
A cura di GABRIELE NALDINI
U.O. Chirurgia Generale IV Ospedale S. Chiara di Pisa
Chi voglia partecipare sui prossimi numeri alle discussioni può inviare le sue considerazioni al mio indirizzo di posta elettronica: g.naldini @ ao-pisa.toscana.it
Cari colleghi, vorrei richiamare la vostra attenzione sulla definizione di prolasso mucoso e, di conseguenza su quella di
mucosectomia in riferimento alla emorroidopessia con stapler proposta da Longo. Io non sono così certo che esista realmente
una entità definibile come prolasso mucoso e quindi discordo anche sulla definizione di mucosectomia applicata a tale intervento.
Prolasso mucoso significa che mucosa e sottomucosa si staccano dalla muscolare che rimane in sede e quindi il chirurgo con
i punti e con la borsa di tabacco traziona unicamente la mucosa e sottomucosa e la seziona con la suturatrice meccanica facendo
una reale mucosectomia e una anastomosi muco-mucosa. Da ciò scaturiscono alcune considerazioni:
- la parete del retto nel punto dove si effettua la borsa di tabacco, al di sopra del canale anale, è spessa circa 2-4 mm e quindi
difficile con il punto riuscire ad evitare di prendere anche la muscolare;
- anche la manovra di "trazione della mucosa" con la pinza non permette uno scollamento dallo strato muscolare, come ben
si può evidenziare con ecografia transvaginale intraoperatoria;
- la mucosa e la sottomucosa dovrebbero staccarsi dalla muscolare per circa 2-3 cm, altezza media dell'anello di resezione
di una prolassectomia;
- gli altri interventi per prolasso emorroidario come la Milligan Morgan con legatura alta del peduncolo, o per prolasso
rettale interno come l'intervento di Delorme, si basano tecnicamente sullo scollamento della mucosa e sottomucosa dallo strato
muscolare mediante la sezione del legamento di Parks e non mi è mai successo di trovare che la mucosa fosse gia staccata da
quest'ultimo;
- nella mia esperienza un anello di resecato sottile che comprenda solo la mucosa, a parte la difficoltà tecnica, e quindi ammesso che sia possibile, mi lascia assolutamente insoddisfatto per la qualità dell'intervento eseguito e rientra a mio avviso nella casistica di quei pazienti resecati che rimangono insoddisfatti a causa di un errore tecnico.
Queste considerazioni contrastano con i risultati degli esami istologici della letteratura in cui i valori massimi di percentuale
di muscolare presente nei pezzi operatori è del 55%.
Alla luce di queste considerazioni, non riconoscendo un'entità definibile come prolasso mucoso e non ritenendo fattibile una
mucosectomia pura, considero l'intervento di emorroidopessia con stapler una resezione rettale a tutti gli effetti con i pro e i
contro che questo comporta.
Sulla base di queste considerazioni ho chiesto di esprimere il loro parere a quattro Opinion Leader del settore che mi hanno
mandato le seguenti considerazioni e così rispondono alla provocazione
Paolo Boccasanta Ospedale Maggiore, Policlinico, Milano
Partendo dal presupposto che in campo medico non dovrebbero esistere opinioni o convinzioni ma solo fatti scientificamente
provati e documentati e quindi servirebbero studi anatomo-patologici per poter stabilire in maniera definitiva se esiste effettivamente
una entità, caratterizzata dalla ridondanza della sola mucosa rettale di vario grado durante la defecazione, mi sento di
affermare, sia pure empiricamente ed in base alla mia esperienza di "chirurgo votato alla stapler", che probabilmente è giunto
il tempo di modificare una definizione che abbiamo imparato ai tempi dell'Università ed andiamo ripetendo acriticamente più
per abitudine che per reale convinzione.
Tutti i sacri testi distinguono il prolasso mucoso rettale del bambino, dovuto sia ad
una debolezza delle strutture di sostegno, che agli sforzi addominali e in gran parte reversibile, dal prolasso mucoso dell'adulto,
tipicamente legato alle emorroidi, ma nessuno si preoccupa di spiegare come sia possibile il distacco della sola mucosa e sottomucosa
dalla parete muscolare del retto. In realtà praticando da molti anni sia la chirurgia tradizionale che quella più moderna
nel trattamento del prolasso nelle sue varie manifestazioni cliniche, non mi è mai successo di trovare mucosa e sottomucosa
scollate dalla muscolare e nel 100 % dei pezzi operatori, inviati all' anatomo- patologo con specifica richiesta di ricercare fibre
della tonaca muscolare, sono sempre stati riscontrati solamente residui di tonaca muscolare.
Concordo pertanto pienamente con Naldini nel ritenere che il prolasso rettale sia probabilmente sempre un prolasso di tutta
la parete, e quindi il cosiddetto prolasso mucoso non sia che una fase iniziale subclinica della patologia emorroidaria, che
rappresenta la punta dell'iceberg di un processo patologico che può rendere in tal modo potenzialmente insufficienti trattamenti
orientati verso le sole emorroidi.
Corrado Asteria A.O. Poma, Mantova, presidio di Asola
Mi sembra che le tue considerazioni siano ben condivisibili. Sarebbe interessante al riguardo rivedere retrospettivamente i
pezzi istologici di tutti gli anelli resecati e calcolare se quel 55% di muscolare sia una percentuale effettiva oppure sia invece un
valore alquanto sottostimato. Il fatto è che non tutti coloro che eseguono l'emorroidopessi inviano il pezzo per esame istologico
e solo alcuni di quelli che abitualmente lo fanno chiedono di specificare se è compresa la muscolare o meno.
In assenza di
una richiesta il patologo si limita ad analizzare la mucosa. Se fosse ipotizzabile uno studio osservazionale e multicentrico in tal senso, probabilmente ci toglieremmo il dubbio ed inoltre potremmo aggiungere qualcosa di interessante. Resta il fatto che,
per quanto mi riguarda, quando svolgo il pezzo dall'anello molte volte l'aspetto è addirittura quello di una resezione a tutto
spessore.
Angelo Caviglia Ospedale San Camillo di Roma
Concordo con Naldini per la maggior parte delle sue osservazioni. Occorre però precisare alcuni concetti.
Un conto è dire che durante l'emorroidopessi secondo Longo si effettua in effetti una resezione a tutto spessore del retto,
concetto con cui concordo pienamente; altra cosa è dire che non esiste l'entità "prolasso mucoso". Sicuramente il prolasso
emorroidario è sempre un prolasso "retto-emorroidario" ed è costituito da un prolasso rettale a tutto spessore ma è altrettanto
verosimile che nella parte più "prossimale" del prolasso stesso possa esistere un sottile tratto di parete formata solamente dalla
mucosa e dalla sottomucosa. Secondo il mio punto di vista il prolasso mucoso è assimilabile al prolasso occulto della letteratura.
Esso è solo e totalmente interno e per lo più asintomatico
Negli stadi denominati comunemente di 2° 3° e 4° grado, è semplicemente di accompagnamento al prolasso della parete
rettale. La sua rimozione può essere giustificata solo nelle terapie ambulatoriali tipo legatura elastica o crioterapia effettuate per
patologie molto iniziali sintomatiche di sanguinamento senza prolasso; in questi casi tali metodiche riescono ad essere selettive
nei confronti della sola mucosa e sottomucosa. Per tutti gli altri casi concordo pienamente con Naldini: non ho mai eseguito una
emorroidopessia senza includere ampi tratti di parete rettale a tutto spessore e se ciò è accaduto si è trattato di errore di tecnica
che non ha risolto la patologia emorroidaria. Per tale motivo la definizione di mucosectomia applicata all'intervento di Longo
non descrive adeguatamente il tipo di intervento che normalmente viene eseguito.
Il principio di non-maleficienza,
ovvero l'obbligo del medico a non nuocere il paziente. Il
principio di giustizia consiste nell'obbligo etico del medico
a trattare i pazienti onestamente, valutandone l'impatto non
solo sull'individuo ma anche sulla società (in considerazione
anche delle risorse disponibili).
Donato Altomare Policlinico Universitario di Bari
Anzitutto va lodato lo spirito speculativo e di aperto confronto con cui Naldini riflette su una procedura chirurgica che viene
comunemente data per scontata. Le perplessità di Gabriele su cosa effettivamente si faccia quando si esegue una emorroidopessi
con stapler è legittima e molte sue considerazioni sono condivisibili.
Nei resecati con suturatrice meccanica la presenza di fibre
muscolari appartenenti alla parete rettale inferiore sono assolutamente la regola, perché, come lui stesso descrive, nella trazione
della mucosa e sottomucosa quasi sempre vengono inglobate fibre muscolari.
Tuttavia è mia opinione che nel prolasso mucoso
(che certamente esiste ed è differente da quello a tutto spessore), non è la mucosa che si stacca dalla tonaca muscolare ma
si realizza, per motivi che non è semplice spiegare, un eccesso di mucosa-sottomucosa, rispetto alla tonaca muscolare ed in
questa situazione la mucosa prolassa o può essere sollevata con la "manovra della pinza".
L'intervento di Longo può resecare la
tonaca mucosa soltanto se essa è molto esuberante rispetto alla tonaca muscolare. Talvolta anche la tonaca muscolare è in realtà
prolassata e la sua inclusione nell'anello dello stapler realizza in effetti una minima resezione del retto.
Quello che quasi mai
viene descritto nei referti istologici (e questo vale anche per la STARR) è quanto sia estesa la parete muscolare resecata rispetto
a quella mucosa. Con la STARR, ad esempio è possibile asportare anche 5-7 cm di mucosa, ma se si osserva il versante esterno
del resecato, e quindi la tonaca muscolare, questa è (per fortuna) limitatissima ( spesso meno di 1 cm) e questo perché quasi
tutto lo spazio di accoglienza dello stapler è occupato dalla mucosa.
Questo limita molto i possibili danni di questo intervento.
Infatti, se pensate che nel rettocele la parete anteriore del retto è quasi inesistente, l'asportazione di 5-7 cm di retto aprirebbe
delle voragini in vagina.
Considerazioni conclusive (G. N.)
Vedo con piacere l'entusiasmo dei Colleghi a partecipare a questa discussione e mi auguro che altri possano far sentire la propria voce su questo argomento. Dalle analisi dei Colleghi si evince comunque che il prolasso mucoso come entità distinta possa esistere, anche se il suo inquadramento clinico e la sua corretta definizione appare difficile e, a mio parere, estremamente artificioso e di scarsa utilità clinica. Sembra comunque che esista un maggior accordo sul fatto che non si possa classificare la prolassectomia secondo Longo come mucosectomia perché i resecati non sono praticamente mai costituiti da sola mucosa.
Correspondenza:
GABRIELE NALDINI
g.naldini
@
ao-pisa.toscana.it