Caso clinico
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Trattamento conservativo del sanguinamento emorroidario associato a trombosi

Giuseppe Pecorella

Università di Catania

Commento: Nel caso preso in esame il trattamento conservativo appare efficace nel controllo sia del sanguinamento che della trombosi e nel ridurre il grado di prolasso emorroidario (dal 3° in fase acuta, al 2° dopo stabilizzazione della sintomatologia). L’efficacia del trattamento conservativo tuttavia non può prescindere da un corretto regime alimentare come del resto dimostrato dagli episodi sporadici di rettorragia dopo la sospensione del trattamento stesso. Si rammenta la necessità di escludere patologie neoplastiche con la colonscopia in caso di sanguinamenti anali, ciò essendo altamente raccomandato soprattutto dopo i 40 anni.

INTRODUZIONE

La malattia emorroidaria rappresenta ad oggi una delle più comuni affezioni del mondo occidentale nonché frequente motivo di consultazione del chirurgo generale. Il termine “malattia emorroidaria” andrebbe riservato alla presenza di emorroidi sintomatiche e nello specifico del caso clinico oggetto di studio è giustificato dalla presenza di noduli emorroidari congesti, sanguinanti con la defecazione e notevolmente dolenti per la concomitante presenza di trombosi. Sulla base della classificazione basata sulla quantità di prolasso emorroidario assimiliamo il caso clinico in questione al grado 3° in quanto è presente protrusione dei cuscinetti che si manifesta quasi esclusivamente durante la defecazione con riduzione degli stessi possibile soltanto manualmente.

CASO CLINICO

Il paziente oggetto dello studio giunge alla nostra osservazione su prescrizione del medico di medicina generale per sospetta patologia emorroidaria. Paziente di sesso femminile di anni 38, casalinga, riferisce all’anamnesi patologica remota tonsillectomia all’età di 8 anni, appendicectomia all’età di 18 anni e stapedotomia bilaterale per otosclerosi all’età di 30 anni. Riferisce altresì 2 pregressi parti cesarei ed una revisione uterina. Ad un successivo controllo ambulatoriale la paziente riferisce pregresso contagio da virus HBV sebbene il quadro sierologico anticorpale non risulti noto. Per tale motivo si consiglia alla stessa valutazione dei markers anticorpali. Non viene riferita alcuna familiarità per patologia neoplastica colo-rettale, pur senza aver eseguito in passato alcuna colonscopia.

Da circa 15 giorni lamenta la comparsa di intenso dolore anale che si manifesta esclusivamente durante la defecazione e per il quale assume analgesici per os in misura di 5 alla settimana. Al dolore si associano da circa 4 giorni perdite ematiche color rosso vivo. Ci informa inoltre sulla presenza, da diversi anni, di “noduli emorroidari prolassati” al di fuori del margine anale con scarsa tendenza alla riduzione spontanea e sporadiche perdite ematiche color rosso vivo durante la defecazione in assenza pur tuttavia di alterazioni dell’alvo.

Per la stessa sintomatologia, su prescrizione del proprio medico, ha praticato una terapia farmacologica con mesoglicano sodico e betametasone per via intramuscolare, e con eparinoidi per os senza ottenere significativi benefici specie per quanto concerne il dolore anale avvertito con la defecazione. Nel corso della prima valutazione ambulatoriale all’ispezione si riscontra la presenza di emorroidi congeste e prolassanti oltre il margine anale, uno dei quali con evidenti segni di trombosi verosimilmente responsabile della sintomatologia dolorosa riferita dalla paziente.

Non sono state rilevate lesioni ragadiformi mentre sono invece presenti 3 piccole marische. Si è proceduto con l’esplorazione rettale con la quale è stato valutato il normale tono sfinterico e la presenza di emorroidi congeste. La stessa esplorazione suscita vivo dolore. L’esame viene completato con una valutazione anoscopica che tuttavia è risultata incompleta per il vivo dolore indotto. L’insieme di raccolta anamnestica accurata ed esame obiettivo locale comprensivo di valutazione anoscopica ha pertanto permesso la diagnosi di emorroidi di 3° grado con trombosi in atto.

Viene prescritta terapia conservativa con diosmina, esperidina e troxerutina in miscela micronizzata e L-carnitina (3 bustine die per 4 giorni, 2 bustine die per 3 giorni e 1 bustina die fino alla 9a settimana) e rimandata la paziente a successivo controllo ambulatoriale fissato a 7 giorni, quando la paziente riferisce modesta riduzione della sintomatologia dolorosa sebbene il dolore si manifesti ancora, sporadicamente, durante la defecazione. La stessa riferisce altresì parziale riduzione dell’edema emorroidario con maggiore tendenza alla riduzione spontanea dopo l’atto evacuativo e scomparsa delle perdite ematiche. L’ispezione mette in evidenzia la risoluzione della trombosi presente alla precedente valutazione oltre alla riduzione del grado del prolasso emorroidario. L’esplorazione rettale suscita modesto dolore anale senza tracce ematiche all’estrazione del dito esploratore. Completata la valutazione obiettiva si rimanda la paziente al successivo controllo ambulatoriale.

A 3 settimane dalla prima valutazione clinica la paziente si presenta al controllo ambulatoriale riferendo completa risoluzione della sintomatologia precedentemente indicata. Nello specifico, non si sono osservate ulteriori perdite ematiche ed il grado di prolasso emorroidario con la defecazione si è notevolmente ridotto. La valutazione dell’obiettività locale completata con esecuzione dell’anoscopia conferma quanto affermato dalla paziente. L’ispezione non rileva presenza di tumefazioni o di lesioni presenti a livello anale e perianale. L’esplorazione rettale non evoca dolore e non si evincono alterazioni del tono sfinteriale. Il dito esploratore fuoriesce privo di tracce ematiche. L’esame anoscopico permette infine di rilevare una notevole riduzione del prolasso precedentemente valutato.

Al successivo controllo ambulatoriale fissato a 9 settimane dall’inizio dello studio la paziente riferisce 2 episodi di dolore anale con la defecazione associati a perdite ematiche color rosso vivo. All’esame obiettivo locale si conferma l’assenza di emorroidi prolassate al di fuori dal margine anale. L’esplorazione rettale non suscita dolore e non si rileva presenza di perdite ematiche provocate dal passaggio del dito esploratore all’interno del canale anale. A livello anoscopico si conferma la riduzione del grado di prolasso già valutata ai precedenti controlli. La paziente viene rimandata al successivo ed ultimo controllo ambulatoriale a 4 mesi dall’inizio dello studio. Tale controllo conferma quanto rilevato nei precendenti, ovvero la completa risoluzione della sintomatologia sia per quanto concerne il dolore anale basale e durante defecazione, che per le perdite ematiche, con l’eccezione di sporadici episodi verosimilmente correlati ad eccessivi sforzi defecatori da ricondurre a periodi di alimentazione irregolare.

Sulla base di quanto rilevato nell’ultimo controllo ambulatoriale si decide di comune accordo con la paziente di rimandare successivi controlli, così come la decisione su di un eventuale intervento chirurgico, nel caso di eventuale riacutizzazione della patologia emorroidaria presente.

DISCUSSIONE

La valutazione della reale efficacia dei flebotropi nei pazienti affetti da patologia emorroidaria rappresenta un compito importante oltre che una necessità nella quotidiana attività di un ambulatorio di proctologia. Il monitoraggio dell’evoluzione del quadro emorroidario in pazienti trattati con flebotropi deve a nostro avviso basarsi sull’attenta ed obiettiva rilevazione dei reali benefici apportati tenendo conto sia dell’esame obiettivo locale che di quanto riferito dai pazienti stessi. A tale scopo risultano necessari controlli seriati nel tempo affinché la valutazione dell’efficacia di tali prodotti possa avere il giusto peso dal punto di vista scientifico, sempre tenendo conto però della reale compliance al trattamento da parte del paziente.

Altra importante valutazione deve a nostro avviso riguardare la sicurezza dei composti utilizzati soprattutto in riferimento alle pluripatologie che i pazienti giunti alla nostra osservazione possono presentare. La gestione del caso clinico sopra descritto ha permesso pertanto di focalizzare maggiormente l’attenzione su questi punti e di approcciare in modo più consapevole l’approccio con flebotropi.

CONCLUSIONI

Il caso clinico da noi riportato, riguardante il ruolo del trattamento conservativo in paziente affetta da malattia emorroidaria di grado 3° con trombosi, ha messo in luce una sostanziale efficacia del multicomponente oggetto di studio nel ridurre sia la sintomatologia riferita che il grado di prolasso emorroidario evidenziato all’esame obiettivo. Nello specifico della paziente in esame, l’intenso dolore anale avvertito durante la defecazione e le cospicue perdite ematiche hanno subito una drastica riduzione sin dalla prima settimana di adesione allo schema di trattamento, per poi risultare assenti ai successivi controlli ambulatoriali, con l’eccezione di sporadici episodi da ricondurre verosimilmente a sforzi defecatori incongrui.

La valutazione anoscopica ha inoltre documentato, lungo il periodo di valutazione, una riduzione del grado di prolasso emorroidario presente in prima istanza tale da indurci a rimandare la decisione circa un eventuale intervento chirurgico. Quanto osservato nel corso della valutazione clinica permette di affermare come l’utilizzo dell’associazione diosmina, esperidina e troxerutina in miscela micronizzata e L-carnitina, nel caso specifico del caso clinico da noi condotto, abbia rappresentato una valido strumento per quanto concerne il trattamento conservativo di patologia emorroidaria in fase di acuzie. (Tabella 1)


Dott. ANDREA SARTORI
Chirurgia Casa di Cura Porto Viro, Rovigo
Email:chirurgia@casadicuraportoviro.it


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